I cosiddetti probiotici sono sulla bocca di tutti. L'argomento è diventato una delle maggiori tendenze globali in materia di salute. I produttori si superano con caratteristiche sempre più interessanti. Si legge di "preparati ad alto dosaggio", preferibilmente con "ceppi di germi leader", che idealmente hanno un "effetto sinergico" nell'intestino.
Ma cosa si nasconde in realtà dietro questo trend? Le promesse sono esagerate o i probiotici possono davvero essere utili? I prodotti per l’intestino mantengono le promesse dell'industria farmaceutica? E a cosa bisogna prestare attenzione quando li si acquista? Il famoso gastroenterologo Dr. Gschwender di Monaco di Baviera risponde alle nostre domande.

Dottor Gschwender, solo pochi decenni fa i batteri erano conosciuti esclusivamente come agenti patogeni. Oggi, invece, i "batteri buoni", spesso chiamati anche probiotici, sono un megatrend nelle farmacie italiane. In qualità di gastroenterologo, cosa ne pensa di questo progresso?
Innanzitutto, il crescente interesse per questi batteri benefici mi fa capire che le persone si preoccupano sempre di più della loro salute intestinale e questo mi fa molto piacere. Dopotutto, già Ippocrate definiva l'intestino sano “il centro salute".
"Oggi sappiamo che il 70% di tutte le cellule immunitarie si trova nell'intestino e che l'80% di tutte le risposte di difesa avviene qui. L'intestino è inoltre collegato a tutte le membrane del corpo e ad altri sistemi di organi attraverso il sangue e il sistema linfatico. Pertanto, l'intestino può influenzare in modo significativo la nostra salute."
Molto interessante. Ma che ruolo hanno i probiotici in questo contesto?
A tale proposito, devo tornare un po' indietro nel tempo, fino al 2001. In quell'anno, infatti, il professor Joshua Lederberg, già vincitore del Premio Nobel per il suo lavoro pionieristico sui batteri, coniò un termine che sarebbe diventato una parola chiave nel XXI secolo: il termine "microbiota".
Con questo termine egli indicava l'enorme comunità di microrganismi, in particolare i batteri presenti nel nostro intestino. Fino ad allora, questi batteri non erano stati considerati fonte di salute o di disturbi, cosa che Lederberg era determinato a cambiare.
Da allora, l'interesse sul microbiota è aumentato notevolmente. Sono nate iniziative in tutto il mondo per scoprire l'influenza che la composizione individuale dei batteri che vivono nel nostro intestino ha sulla salute umana. In progetti importanti come lo "Human Microbiome Project" (dal 2007) o l'"American Gut Project" (dal 2012), ad esempio, l'esatta composizione dei batteri dell'intestino è stata decodificata, categorizzata e sistematicamente confrontata in migliaia di volontari.
Ciò che è stato osservato nel corso del tempo sembra essere davvero rivoluzionario: i batteri del nostro intestino non influenzano solo l'intestino stesso, bensì tutto il nostro corpo. Sono stati identificati collegamenti con il nostro sistema immunitario, con altri organi, con la stanchezza e l'affaticamento e persino con l'aumento di peso, le malattie della pelle e le allergie.
Potrebbe fornirci degli esempi?
Un’osservazione molto interessante proviene da un team dell'Università di Chicago, che ha voluto esaminare più da vicino l'influenza del microbiota sul sistema immunitario dei topi. Per farlo, hanno diviso i topi con un sistema immunitario gravemente indebolito in due gruppi e hanno esposto entrambi i gruppi a determinati agenti patogeni.
I topi di un gruppo sono stati poi nutriti con il microbiota di un topo sano, "riabilitando" così il loro intestino. L'altro gruppo non è stato trattato. Risultato sorprendente: nel gruppo di topi che aveva ricevuto il microbiota di un topo sano, circa il 90% dei topi è sopravvissuto. Nell'altro gruppo, solo il 20% è sopravvissuto.

Con questa impressionante osservazione è stato dimostrato che il microbiota può avere un impatto notevole sulle nostre difese immunitarie e che un microbiota sano potrebbe spesso avere un ruolo fondamentale per una forte difesa immunitaria.
Interessante. E come nasce il collegamento con fatica e stanchezza?
Questo è quanto ha studiato un team guidato dal belga Marc Frémont, che ha utilizzato la tecnologia di sequenziamento del gene 16S rRNA per confrontare la composizione del microbiota di persone che soffrono di affaticamento o stanchezza frequenti con quello delle persone sane.
La loro sorprendente scoperta: il microbiota dei belgi e dei norvegesi è di per sé diverso, ma è alterato in modo molto simile nelle persone che soffrono frequentemente di stanchezza e affaticamento in entrambi i Paesi. Alcuni gruppi batterici come Lactonifactor e Alistipes erano chiaramente sovrarappresentati, mentre altri gruppi batterici benefici non erano presenti in numero sufficiente.
Quello che ci si è chiesti è se l'influenza mirata del microbiota, ad esempio attraverso il trasferimento di un microbiota sano, sarebbe utile anche in questo caso?
Thomas Borody, direttore del Centro per le malattie dell'apparato digerente del Nuovo Galles del Sud (Australia), e il suo team hanno voluto provarlo. A tal fine, hanno fornito a 60 persone che soffrivano frequentemente di affaticamento il microbiota di persone sane. I risultati sono stati sorprendenti: il 70% era significativamente più in forma e non si sentiva più così stanco e affaticato.
L'aspetto sorprendente fu che tale miglioramento è stato addirittura duraturo in gran parte dei partecipanti!

Affascinante. Prima ha parlato anche di una connessione tra il microbiota e L’aumento di peso. Potrebbe approfondire anche questo aspetto?
Assolutamente. Vi siete mai chiesti come mai alcune persone ingrassano molto più velocemente di altre pur seguendo una dieta simile o addirittura identica? Probabilmente tutti conoscono il fenomeno: ci sono persone che ingrassano alla sola vista dei dolci. Altre possono mangiare in quantità molto superiori e non ingrassare di un solo grammo.
Questo argomento è stato a lungo trattato. L’attuale professore dell'Università della California, Peter J. Turnbaugh, ha ottenuto risultati quasi rivoluzionari. Il suo obiettivo era quello di scoprire se anche il microbiota ha a che fare con lo sviluppo dell’aumento di peso. Per farlo, ha esaminato il microbiota intestinale di coppie di gemelli umani. La particolarità dei partecipanti era che un gemello era magro e l'altro in sovrappeso.

L'importanza del microbiota intestinale diventa particolarmente evidente nei gemelli geneticamente identici.
È emerso che i partecipanti allo studio in sovrappeso avevano un elemento in comune che li distingueva dai loro fratelli gemelli magri: i partecipanti in sovrappeso avevano una diversità significativamente ridotta e una composizione alterata dei batteri intestinali. Il loro microbiota era quindi ridotto nel numero e nella varietà di batteri che conteneva.
La scoperta entusiasmante consisteva nel fatto che il cambiamento del microbiota (i ricercatori parlano di cosiddetta disbiosi) e l'aumento di peso sono collegati!
Ma questo non potrebbe essere solo una conseguenza dell'eccesso di peso, ma non la causa?
Turnbaugh e un suo collega dell'Università di St. Louis hanno studiato anche questo aspetto. In laboratorio hanno diviso topi normopeso in due gruppi: a un gruppo è stato impiantato il microbiota intestinale, cioè il complesso batterico dell'intestino dei gemelli in sovrappeso, e all'altro gruppo il microbiota intestinale dei gemelli magri. Successivamente hanno fatto in modo che entrambi i gruppi ricevessero esattamente gli stessi alimenti, in modo da essere sicuri che qualsiasi variazione di peso non avesse nulla a che fare con l’alimentazione.
La scoperta rivoluzionaria consisteva nel fatto che i topi che avevano ricevuto il microbiota dei gemelli in sovrappeso erano ingrassati significativamente di più rispetto al gruppo che aveva ricevuto il microbiota dei gemelli magri. In questo caso, quindi, il microbiota ha causato l'aumento di peso, più che rappresentarne una conseguenza.
Questo è davvero interessante. Ma cosa c'entra tutto questo con i cosiddetti "probiotici"?
Molti di questi prodotti cercano di imitare esattamente questo meccanismo. In un certo senso, quindi, l'obiettivo è quello di bilanciare uno squilibrio del microbiota attraverso l'apporto mirato di batteri "buoni".
E funziona?
Molto spesso, purtroppo, no. Molti preparati sul mercato deludono e spesso i clienti non sono soddisfatti. Troppo spesso gli effetti sperati non si concretizzano. Tuttavia, questo non vale per tutti i preparati contenenti ceppi batterici. Io stesso ho avuto ottime esperienze con alcuni di essi.

A proposito, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i "probiotici" sono microrganismi vivi che apportano benefici alla salute se ingeriti in quantità sufficiente. L'uso specifico del termine "probiotico" per pubblicizzare preparati di ceppi batterici è vietato in Italia.
Cosa c'è di importante in questi preparati?
Ebbene, come precedentemente spiegato è stato trasferito il microbiota di un essere umano o di un topo sano. Tuttavia, un microbiota di questo tipo non ha solo 5, 10 o 20 ceppi diversi, bensì molti di più, più di 50 specie! A mio avviso, è proprio questa diversità a essere importante.
La maggior parte dei preparati in commercio, tuttavia, contiene meno di 10, spesso non più di 5 o 6 ceppi. Io, invece, in genere consiglio solo preparati con almeno 50 ceppi che cercano di imitare il microbiota sano in tutta la sua diversità.
Un altro errore che viene spesso commesso è il dosaggio. Molti preparati non contengono più di qualche centinaio di milioni di batteri vitali, le cosiddette unità formanti colonie, per capsula. Ciò che sembra molto per un inesperto è, rispetto al numero di batteri presenti nel nostro intestino, una quantità irrisoria. Come regola generale, raccomando che un preparato contenga almeno 20 miliardi di batteri vitali per l'assunzione giornaliera e che possegga una buona documentazione scientifica.
Cosa considerare quando si sceglie un preparato contenente ceppi batterici:
Elevata diversità (almeno 50 ceppi)
Alto dosaggio (almeno 20 miliardi di unità formanti colonie)
Evidenza scientifica
Involucro in alluminio
In generale, si può dire che la combinazione di alto dosaggio, elevata diversità e prove scientifiche è decisiva per ottenere un buon preparato.
Infine, l'imballaggio è fondamentale. Questi preparati devono essere ben protetti da umidità, altrimenti è come se i batteri non avendo cibo a disposizione muoiono. In questo modo non riescono a raggiungere l'intestino.
Per quanto ne so, il gold standard di confezionamento è il cosiddetto blister di alluminio. In questo modo, le capsule sono inserite singolarmente in una custodia di alluminio e sono quindi ben protette dall'umidità. Tuttavia, molti produttori non lo utilizzano siccome comportano ulteriori costi.
C'è qualcos'altro da considerare?
I preparati contenenti ceppi batterici non comportano effetti da un giorno all'altro, per questo motivo è fondamentale un'assunzione continua. Per questo motivo consiglio sempre di fare subito scorta di una confezione da 2 o 3 mesi e di integrare l'assunzione nella routine mattutina, ad esempio. Con questa procedura ho riscontrato la mia migliore esperienza.
Signor Dr. Gschwender, la ringrazio molto per la nostra chiacchierata.
Lederberg J, McCray A. Ome sweet 'omics: -- A genealogical treasury of words. The Scientist. 2001;15:8. https://www.the-scientist.com/commentary/ome-sweet-omics---a-genealogical-treasury-of-words-54889
Kim, Sangman M et al. “Fecal microbiota transplant rescues mice from human pathogen mediated sepsis by restoring systemic immunity.” Nature communications vol. 11,1 2354. 11 May. 2020, doi:10.1038/s41467-020-15545-w
Frémont, Marc et al. “High-throughput 16S rRNA gene sequencing reveals alterations of intestinal microbiota in myalgic encephalomyelitis/chronic fatigue syndrome patients.” Anaerobe vol. 22 (2013): 50-6. doi:10.1016/j.anaerobe.2013.06.002
Borody, T. J., Nowak, A., Finlayson, S. (2012). The GI microbiome and its role in Chronic Fatigue Syndrome: A summary of bacteriotherapy. Journal of the Australasian College of Nutritional and Environmental Medicine, 31(3), 3–8. https://search.informit.org/doi/10.3316/informit.119626231492520
Turnbaugh, P., Ley, R., Mahowald, M. et al. An obesity-associated gut microbiome with increased capacity for energy harvest. Nature 444, 1027–1031 (2006). https://doi.org/10.1038/nature05414
Kijimea K53 Advance. Unico proprio come l‘intestino.

Da oltre 10 anni, l'azienda SYNformulas con sede a Monaco di Baviera, che con il suo marchio Kijimea è una delle aziende leader a livello mondiale sul mercato dei preparati contenenti ceppi batterici, ricerca prodotti in questo campo. Con pubblicazioni su riviste rinomate come "The Lancet", che sottolineano l'elevato standard scientifico di Kijimea, il marchio ha già ottenuto un grande riconoscimento.
Il team di ricerca del marchio ha sviluppato un nuovo prodotto chiamato Kijimea K53 Advance. Questo prodotto doveva essere fondamentalmente diverso dagli altri preparati nei seguenti aspetti:
Un’elevata varietà
K53 Advance contiene, come indica il nome, 53 ceppi batterici diversi e quindi, una varietà di batteri molto maggiore rispetto a qualsiasi altro preparato in commercio conosciuto sul mercato. Ciò significa che finalmente esisteva un prodotto che cercava di imitare la diversità del microbiota umano.
Il dosaggio è eccezionalmente elevato
Una confezione di K53 Advance contiene quasi 600 miliardi di batteri! È stato calcolato che equivale a 30 confezioni di integratori convenzionali. Oppure, se lo si rapporta allo yogurt disponibile in commercio, corrisponde alla quantità di batteri contenuta in ben 25 kg di yogurt.
Ceppi batterici accuratamente selezionati
Infine, sono state trascorse innumerevoli ore a selezionare e comporre con cura il prodotto. Il risultato finale è stato un prodotto con 53 ceppi selezionati a mano in modo perfettamente equilibrati. Tra i 53 ceppi c'era anche il Lactobacillus reuteri.
53 ceppi batterici coordinati con precisione
Oltre 20 miliardi di unità formanti colonie per capsula
Basato sul microbiota naturale
Capsule confezionate singolarmente in blister di alluminio

Come assumere il prodotto K53 Advance?
K53 Advance è pensato per l’assunzione quotidiana. Grazie a questa regolare somministrazione ad alte dosi di una grande varietà di ceppi batterici diversi, si voleva replicare l’effetto degli studi sui topi, con solo una capsula al giorno! Sono tantissime le persone che potrebbero giovare dal concetto di “trapianto fecale naturale” e con una posologia molto semplice.
Cosa dicono i clienti sulla versatilità di K53 Advance
Questo successo si riflette anche nelle recensioni positive dei clienti soddisfatti:
Vittoria A.
"Ottimo prodotto, unico nel suo genere con così tanti ceppi diversi. Anche il confezionamento di ogni singola capsula è ottimale, perché ne garantisce l’isolamento dall’umidità. Lo acquisterò nuovamente."
Francesca F.
"Ho iniziato ad usarlo da poco ma sento già i benefici."
Antonio S.
"Decisamente il miglior prodotto che io abbia mai provato."
Ordina subito K53 Advance
A causa dell'elevata domanda K53 Advance non è attualmente disponibile ovunque.
La disponibilità è molto più elevata se si acquista direttamente dal produttore, in quanto vengono vendute al massimo cinque confezioni per cliente. Il prodotto può essere acquistato anche presso le farmacie online quelle locali. Bisogna, però, tenere presente che la disponibilità potrebbe essere limitata.
Perché la maggior parte delle persone opta per la confezione grande di K53 Advance
K53 Advance è disponibile in confezioni da 28, 56 e 84 capsule. Molti clienti optano per la confezione grande da 84 capsule la prima volta, in modo da avere il prodotto a portata di mano anche in caso di ritardi nella consegna dovuti all'elevata domanda. In questo modo si garantisce una continuità anche dopo il primo mese.

Sandro De Rosso è nato a Milano nel 1965 e ha scoperto la sua passione per la scrittura fin da giovane, collaborando a diversi giornali studenteschi. Dopo la carriera accademica, ha partecipato a numerosi seminari e conferenze sul tema della salute, che gli hanno permesso di combinare la sua abilità giornalistica con la sua passione per la medicina. De Rosso ha scritto per diverse riviste mediche e di salute.
Nel 2005, Sandro De Rosso è entrato a far parte della redazione di Consulente della Salute. Grazie alla sua profonda conoscenza del settore sanitario e al suo talento per una comunicazione scientifica precisa e comprensibile, ha fatto rapidamente carriera. Nel 2015 ha assunto la carica di caporedattore.
Sotto la guida di De Rosso, Consulente della Salute pubblica un'ampia gamma di articoli e rapporti rivolti sia ai professionisti del settore medico sia ai profani interessati. Il suo obiettivo è presentare argomenti medici complessi in modo comprensibile e allo stesso tempo condividere le ultime ricerche. Sandro De Rosso è noto per la sua meticolosa ricerca e il suo impegno per un giornalismo di alta qualità.
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