Nuove ricerche indicano ora un legame tra il microbiota intestinale e disturbi neurologici come l'ADHD. Quali nuove possibilità si aprono, quale ruolo possono svolgere i cosiddetti probiotici in questo contesto e come genitori e bambini possono trarne nuova speranza.

Quando i bambini si comportano in modo “diverso dalla norma”, la colpa ricade rapidamente sui genitori e sulle loro capacità educative. Tuttavia, oggi è ampiamente riconosciuto che i bambini si sviluppano in modi molto diversi e hanno temperamenti diversi. Ma quando fare i compiti insieme diventa un tormento o il pomeriggio trascorso al parco giochi non porta la tranquillità sperata, si tende rapidamente a ricorrere alla diagnosi di ADHD.

I genitori, già preoccupati, sono sottoposti a una notevole pressione sociale che li spinge a dover fare qualcosa per risolvere il presunto problema. Ma quali possibilità ci sono?

Gli approcci convenzionali all'ADHD si concentrano solitamente su farmaci che aumentano la concentrazione di neurotrasmettitori, ovvero sostanze chimiche come la dopamina e la noradrenalina, nel cervello. L'obiettivo è quello di regolare l'attenzione, il controllo degli impulsi e la motivazione.

Purtroppo, però, troppo spesso gli effetti collaterali, che non sono da sottovalutare, giocano un ruolo secondario nella speranza di ottenere “calma”: inappetenza, perdita di peso, disturbi del sonno o mal di testa sono solo alcuni dei possibili effetti collaterali che possono gravare ulteriormente sulla vita quotidiana delle persone colpite.

Proprio per questo motivo, negli ultimi anni la ricerca ha perseguito approcci nuovi e insoliti. Uno di questi ha messo in luce una connessione inaspettata che potrebbe cambiare tutto per le persone con ADHD: la relazione tra ADHD e intestino.

Ma cosa c'entra il nostro organo digestivo con un disturbo comportamentale? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima chiarire cosa si nasconde esattamente dietro il termine “ADHD”.

Il cervello e l'intestino: un team affiatato

Il disturbo da deficit di attenzione (ADS) o disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è uno dei disturbi psichiatrici più comuni nell'infanzia e nell'adolescenza; colpisce circa il 3% dei bambini e degli adolescenti in Italia.1 L'ADHD si manifesta principalmente attraverso iperattività, problemi di attenzione e impulsività.

Dalle difficoltà all'asilo e a scuola alle sfide nelle relazioni interpersonali, fino ai problemi di organizzazione e gestione del tempo nella vita quotidiana e nel lavoro, le persone con ADHD affrontano sfide a tutte le età nella nostra società standardizzata.

Tuttavia, soprattutto in giovane età, anche piccoli comportamenti anomali come un eccesso di energia, una leggera disattenzione o un'occasionale impulsività causano insicurezza nei genitori.

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L'ADHD è considerato un disturbo complesso influenzato da una serie di fattori, tra cui fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Nonostante molti anni di ricerca, la sequenza esatta degli eventi patologici alla base dell'ADHD non è ancora stata completamente chiarita.

Il collegamento sopra menzionato tra l'intestino e lo sviluppo dell'ADHD è una scoperta molto recente. Più precisamente, questa relazione si instaura tra il cervello e i batteri che vivono nell'intestino. Questo ecosistema batterico è chiamato anche microbiota.

È costituito da miliardi di batteri che popolano la parete intestinale. Attualmente gli scienziati ritengono che questa struttura sia composta da oltre 100 ceppi batterici diversi. La cosa affascinante è che, dall'inizio degli anni 2000, innumerevoli studi hanno dimostrato l'incredibile importanza del microbiota intestinale per quasi tutti gli aspetti della nostra salute e del nostro benessere.

Tra questi spicca il suo ruolo fondamentale all'interno del sistema immunitario. Oltre alle nostre difese immunitarie, il microbiota influenza numerosi organi, tra cui anche il cervello. È proprio il cosiddetto asse intestino-cervello a interessare particolarmente i ricercatori in relazione all'ADHD. Il cervello e l'intestino, infatti, sono in stretta comunicazione tra loro attraverso canali neurologici (cioè nervosi) e ormonali, ma anche attraverso reazioni immunitarie.

Tuttavia, questa connessione non è a senso unico: da un lato, il cervello controlla le funzioni intestinali, dall'altro, studi recenti2 dimostrano che l'intestino può influenzare l'umore, le funzioni cognitive e la salute mentale.

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Quando il microbiota è equilibrato, ovvero quando i batteri sono presenti in un rapporto quantitativo e qualitativo perfettamente bilanciato, di solito non ci accorgiamo della sua importanza. Solo quando questo equilibrio viene compromesso possono insorgere dei problemi.

Questo stato è noto anche come disbiosi. La domanda che gli scienziati si sono posti in relazione all'asse intestino-cervello era: “Potrebbe essere anche questo un fattore determinante nell'ADHD?”

Studi che fanno riflettere chi soffre di ADHD

Per scoprirlo, un team di ricerca tedesco dell'Università di Kiel ha condotto uno studio in cui è stato esaminato il microbiota intestinale di bambini con ADHD sulla base di campioni di feci. Per ottenere risultati il più chiari possibile, gli scienziati guidati dal professore e psicologo Alexander Prehn-Kristensen hanno assicurato che tutti i bambini avessero caratteristiche simili in termini di dati demografici come età, peso, origine e luogo di residenza, ma anche abitudini alimentari e assunzione di farmaci.

Il risultato ha destato grande interesse: è emerso che i bambini con ADHD presentano una varietà significativamente inferiore e uno squilibrio dei batteri nel microbiota intestinale rispetto ai bambini senza ADHD.3

Era davvero possibile che i batteri fossero “corresponsabili” dei disturbi comportamentali? Gli scienziati hanno fornito una spiegazione plausibile: il microbiota intestinale produce diversi neurotrasmettitori che hanno un'influenza diretta sulle funzioni cerebrali. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche presenti nell'organismo che trasmettono segnali dalle cellule nervose alle cellule bersaglio.

 Svolgono quindi un ruolo fondamentale nel sistema nervoso e regolano numerose funzioni corporee come la digestione, l'umore, la concentrazione, l'appetito o il movimento muscolare. Tra questi vi è la serotonina, nota anche come “ormone della felicità”. Svolge un ruolo centrale nel comportamento socio-emotivo ed è responsabile, tra l'altro, della regolazione dell'umore, dell'elaborazione delle informazioni e del nostro benessere.

Una carenza di serotonina può portare a disturbi nella regolazione delle emozioni e nel benessere generale. Poiché il microbiota intestinale è coinvolto in modo significativo nella produzione di neurotrasmettitori come la serotonina, la disbiosi può anche influenzare la funzione cerebrale e il comportamento, giocando così un ruolo nei disturbi dello sviluppo o, comportamentali, come l'ADHD.

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Per verificarlo, i ricercatori guidati dal rinomato professor Tomokazu Hata dell'Università di Kyushu in Giappone hanno condotto un esperimento. Hanno confrontato topi con un microbiota intestinale intatto con topi privi di microbiota. Il risultato: nei topi privi di batteri hanno riscontrato una forte riduzione della concentrazione di serotonina.

Nella fase successiva dell'esperimento, gli scienziati giapponesi hanno somministrato ai topi privi di batteri intestinali un preparato contenente microorganismi. Quello che è successo poi li ha lasciati di stucco: nel giro di soli tre giorni, il livello di serotonina degli animali è aumentato notevolmente! Hanno così dimostrato che i cambiamenti nel microbiota intestinale influenzano i livelli di serotonina e possono quindi contribuire all'insorgenza e alla gravità dei disturbi comportamentali associati all'ADHD.3

È quindi evidente che, anche se attualmente si è ancora nella fase di studio di diversi meccanismi d'azione, sembra ormai certo che il microbiota intestinale svolga un ruolo importante nei disturbi dello sviluppo o, comportamentali, come l’ADHD. Molti altri studi sottolineano questa correlazione, sollevando la domanda: esistono approcci che agiscono direttamente sul microbiota e potrebbero quindi influenzare positivamente il quadro clinico dei pazienti?

Un approccio rivoluzionario alla ricerca arriva dalla Germania

Una domanda che ha spinto un gruppo di ricercatori tedeschi a mettersi al lavoro è la seguente: sarebbe possibile riprodurre il microbiota umano in modo tale da poter affrontare in modo adeguato la suddetta disbiosi, ovvero la presenza di un numero e una varietà ridotti di batteri intestinali?

Un obiettivo ambizioso, ma che erano convinti potesse essere realizzato. Spinti da questa idea, hanno analizzato ogni dettaglio e sono giunti a tre ipotesi rivoluzionarie al fine di consentire di riprodurre i risultati delle ricerche precedenti:

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Una grande varietà di batteri è fondamentale

Per avvicinarsi ai risultati degli studi, è necessario sviluppare un prodotto che, nella sua varietà batterica, imiti il microbiota umano naturale in modo molto più accurato rispetto ai prodotti esistenti.

L'intestino umano sano è colonizzato da oltre 100 specie di batteri. Pertanto, secondo i ricercatori, un prodotto deve contenere un'elevata varietà di ceppi, ad esempio almeno 50 diversi.

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Un dosaggio estremamente elevato è fondamentale

Sebbene cifre come 2, 4 o 10 miliardi di unità formanti colonie (UFC) possano sembrare inizialmente molto impressionanti, secondo le ricerche più recenti un intestino sano contiene da 10 a 100 trilioni di batteri. I prodotti caratterizzati da un dosaggio troppo basso non hanno quindi un effetto sufficiente per poter determinare un cambiamento effettivo.

Gli esperti raccomandano attualmente prodotti con almeno 20 miliardi di UFC anche per un’assunzione a lungo termine.

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La selezione accurata dei batteri è fondamentale

Non tutti i batteri sono uguali. Infatti, anche batteri strettamente correlati possono avere caratteristiche fondamentalmente diverse.

Ciò significa che nella selezione dei ceppi batterici è necessario prestare particolare attenzione ai ceppi batterici specifici utili da aggiungere al prodotto.

Fonti scientifiche

1 Reale L., Bonati M. (2018): ADHD prevalence estimates in Italian children and adolescents: a methodological issue. Ital J Pediatr. 2018 Sep 5;44(1):108. doi: 10.1186/s13052-018-0545-2.

2 Prehn-Kristensen A, Zimmermann A, Tittmann L, Lieb W, Schreiber S, Baving L, et al. (2018) Reduced microbiome alpha diversity in young patients with ADHD. PLoS ONE 13(7): e0200728. https://doi.org/10.1371/journal. pone.0200728

3 Hata T, Asano Y, Yoshihara K, KimuraTodani T, Miyata N, Zhang X-T, et al. (2017) Regulation of gut luminal serotonin by commensal microbiota in mice. PLoS ONE 12(7): e0180745. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0180745

4 Tengeler AC, Dam SA, Wiesmann M et al. Gut microbiota from persons with attention-deficit/hyperactivity disorder affects the brain in mice. Microbiome 8, 44 (2020). https://doi.org/10.1186/s40168-020-00816-x

Banerjee E, Nandagopal K. Does serotonin deficit mediate susceptibility to ADHD? Neurochem Int. 2015 Mar;82:52-68. doi: 10.1016/j.neuint.2015.02.001. Epub 2015 Feb 12. PMID: 25684070.

Bundesministerium für Gesundheit. Aufmerksamkeitsdefizitsyndrom. Stand Januar 2024. https://www.bundesgesundheitsministerium.de/themen/praevention/kindergesundheit/aufmerksamkeitsdefizitsyndrom

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Kijimea K53 Advance – unico come l'intestino

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Da oltre 10 anni, l'azienda SYNformulas di Monaco di Baviera, leader mondiale nel mercato dei probiotici con il marchio Kijimea, conduce ricerche su prodotti in questo settore. Con pubblicazioni su rinomate riviste specializzate come “The Lancet”, che sottolineano l'elevato standard scientifico di Kijimea, il marchio ha già ottenuto un grande riconoscimento.

Il team di ricercatori di Kijimea ha sviluppato un prodotto innovativo chiamato Kijimea K53 Advance, il quale dovrebbe differenziarsi fondamentalmente dagli altri probiotici in tre dimensioni:

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Kijimea K53 Advance contiene, come suggerisce il nome, 53 diversi ceppi batterici, una varietà notevolmente superiore a quella di tutti gli altri prodotti presenti sul mercato noti ai ricercatori. Finalmente era disponibile un prodotto che cercava di imitare la diversità del microbiota umano.

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Il dosaggio è straordinariamente elevato: Kijimea K53 Advance contiene quasi 600 miliardi di batteri per confezione! I ricercatori hanno calcolato che ciò corrisponde a ben 30 confezioni di prodotti convenzionali. Oppure, se si fa riferimento allo yogurt disponibile in commercio, alla quantità di batteri contenuta in ben 25 kg di yogurt.

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Il team di ricercatori ha dedicato innumerevoli ore alla selezione accurata e alla composizione del preparato. Il risultato finale è un prodotto con 53 ceppi batterici selezionati con cura, che secondo i ricercatori sono perfettamente armonizzati tra loro.

Lo straordinario successo del prodotto ha generato problemi di disponibilità siccome Kijimea K53 Advance risultava spesso temporaneamente esaurito.

Ciò si riflette anche nelle numerose recensioni colme di entusiasmo dei clienti:

Vittoria A.

"Ottimo prodotto, unico nel suo genere con così tanti ceppi diversi. Anche il confezionamento di ogni singola capsula è ottimale, perché ne garantisce l’isolamento dall’umidità. Lo acquisterò nuovamente."

Francesca F.

"Ho iniziato ad usarlo da poco ma sento già i benefici."

Antonio S.

"Decisamente il miglior prodotto che io abbia mai provato."

Ultimamente la migliore disponibilità si riscontra direttamente presso il produttore su Kijimea.it. Nello shop online Kijimea i clienti beneficiano anche di una garanzia di rimborso: il produttore è così convinto della qualità dei suoi prodotti che rimborsa il prezzo di acquisto entro i primi 30 giorni ai clienti che, contrariamente alle aspettative, non sono soddisfatti.

Inoltre, su Kijimea.it la spedizione è gratuita per ordini di importo superiore a 50 €.

Un altro vantaggio: il produttore offre ai clienti interessati informazioni medico-scientifiche gratuite via e-mail sul tema della salute intestinale, compresi consigli utili che possono essere facilmente applicati nella vita quotidiana.

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Buono a sapersi: tutti i prodotti Kijimea sono realizzati in Germania senza l'uso di ingegneria genetica e non sono testati sugli animali. Sia il processo di produzione che gli impianti utilizzati sono certificati secondo i rigorosi standard farmaceutici GMP. Inoltre, ogni lotto viene testato in un laboratorio indipendente prima di essere immesso in vendita.

Informazioni sull'autore

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Sandro De Rosso è nato a Milano nel 1965 e ha scoperto la sua passione per la scrittura fin da giovane, collaborando a diversi giornali studenteschi. Dopo la carriera accademica, ha partecipato a numerosi seminari e conferenze sul tema della salute, che gli hanno permesso di combinare la sua abilità giornalistica con la sua passione per la medicina. De Rosso ha scritto per diverse riviste mediche e di salute.

Nel 2005, Sandro De Rosso è entrato a far parte della redazione di Consulente della Salute. Grazie alla sua profonda conoscenza del settore sanitario e al suo talento per una comunicazione scientifica precisa e comprensibile, ha fatto rapidamente carriera. Nel 2015 ha assunto la carica di caporedattore.

Sotto la guida di De Rosso, Consulente della Salute pubblica un'ampia gamma di articoli e rapporti rivolti sia ai professionisti del settore medico sia ai profani interessati. Il suo obiettivo è presentare argomenti medici complessi in modo comprensibile e allo stesso tempo condividere le ultime ricerche. Sandro De Rosso è noto per la sua meticolosa ricerca e il suo impegno per un giornalismo di alta qualità.

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